19 Giugno 2012
Pesce più trasparente con l’etichetta facoltativa

Buone notizie per il pesce mediterraneo, che fa parte della cosiddetta zona Fao 37. Grazie al decreto sviluppo approvato dal consiglio dei ministri, il prodotto ittico venduto al dettaglio o servito al ristorante potrà essere contraddistinto da una etichette di origine che permetterà al consumatore di conoscere il mare in cui è stato pescato. Un provvedimento positivo ma non sufficiente per garantire piena trasparenza rispetto a una situazione che vede oggi in Italia due piatti di pesce su tre provenienti dall’estero senza che nessuno lo sappia”. Il problema – commenta coldiretti impresa pesca abruzzo - interessa soprattutto la ristorazione, dove spesso vengono spacciati per tricolori prodotti che arrivano in realtà dall’estero. Le vongole possono anche provenire dalla Turchia, mentre i gamberetti sono spesso targati Cina, Argentina o Vietnam, ma anche il pangasio dal fiume Mekong venduto come cernia, l’halibut atlantico al posto delle sogliole o lo squalo smeriglio venduto come pesce spada.
Da qui la richiesta di Coldiretti Impresa-Pesca di estendere l’obbligo dell’etichetta d’origine, già vigente per il prodotto che si acquista nelle pescherie o direttamente dagli imprenditori, anche ai menu della ristorazione. Il settore della pesca e dell’acquacoltura - secondo dati di Coldiretti Impresa Pesca - vede impegnate 13.300 imbarcazioni (circa 12 imprese), mentre la top-ten delle produzioni è guidata dalle acciughe (54.312 tonnellate), seguite da vongole, cozze, sardine, naselli, spigole, orate, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie, pesce spada e sugarelli.

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