Buone notizie per il pesce mediterraneo, che fa parte della cosiddetta zona Fao 37. Grazie al decreto sviluppo approvato dal consiglio dei ministri, il prodotto ittico venduto al dettaglio o servito al ristorante potrà essere contraddistinto da una etichette di origine che permetterà al consumatore di conoscere il mare in cui è stato pescato. Un provvedimento positivo ma non sufficiente per garantire piena trasparenza rispetto a una situazione che vede oggi in Italia due piatti di pesce su tre provenienti dallâestero senza che nessuno lo sappiaâ. Il problema â commenta coldiretti impresa pesca abruzzo - interessa soprattutto la ristorazione, dove spesso vengono spacciati per tricolori prodotti che arrivano in realtà dallâestero. Le vongole possono anche provenire dalla Turchia, mentre i gamberetti sono spesso targati Cina, Argentina o Vietnam, ma anche il pangasio dal fiume Mekong venduto come cernia, lâhalibut atlantico al posto delle sogliole o lo squalo smeriglio venduto come pesce spada.
Da qui la richiesta di Coldiretti Impresa-Pesca di estendere lâobbligo dellâetichetta dâorigine, già vigente per il prodotto che si acquista nelle pescherie o direttamente dagli imprenditori, anche ai menu della ristorazione. Il settore della pesca e dellâacquacoltura - secondo dati di Coldiretti Impresa Pesca - vede impegnate 13.300 imbarcazioni (circa 12 imprese), mentre la top-ten delle produzioni è guidata dalle acciughe (54.312 tonnellate), seguite da vongole, cozze, sardine, naselli, spigole, orate, gamberi bianchi, seppie, pannocchie, triglie, pesce spada e sugarelli.
19 Giugno 2012
Pesce più trasparente con lâetichetta facoltativa



