21 Gennaio 2017
ETICHETTA LATTE, TRAGUARDO AMARO

In un momento in cui l’Abruzzo rischia l’abbandono delle stalle, arriva il via libera all’indicazione di origine obbligatoria per il latte e i prodotti lattiero-caseari che pone finalmente fine all’inganno del falso Made in Italy e mette in trasparenza anche i 650mila quintali di latte bovino prodotto finora in Abruzzo pari a circa 85mila quintali di prodotti caseari. Tanto attesa ma altrettanto amara – visto il momento catastrofico per l’economia agricola regionale, messa fortemente a dura prova dagli ultimi eventi meteorologici – è la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017 del decreto “Indicazione dell'origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattiero-caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011. Un provvedimento che, fortemente sostenuto da Coldiretti, riguarda l'indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l'utilizzo in etichetta delle seguenti diciture:
a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte;
b) “Paese di condizionamento o di trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato.
Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l'indicazione di origine può essere assolta con l'utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate - precisa la Coldiretti - le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l'operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di piu' Paesi situati al di fuori dell'Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: «latte di Paesi non UE» per l'operazione di mungitura, «latte condizionato o trasformato in Paesi non UE» per l'operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all'art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
 
Il provvedimento, scaturito dalla guerra del latte scatenata lo scorso anno da Coldiretti, entrerà in vigore pienamente dopo novanta giorni dalla pubblicazione avvenuta il 19 gennaio anche se sarà possibile, per un periodo non superiore a 180 giorni, smaltire le scorte delle confezioni con il sistema di etichettatura precedente. “Si tratta – sottolinea Coldiretti Abruzzo – di un traguardo di trasparenza che si aggiunge a tanti altri realizzati in questi anni e ad altri ancora da raggiungere in materia di etichetta obbligatoria. Ma in questo momento è una importante vittoria dal sapore amaro per un settore che in Abruzzo rischia addirittura di scomparire”.
 
Secondo i dati di Coldiretti Abruzzo in regione 5mila famiglie sono legate alla produzione di latte, alla trasformazione, alla commercializzazione e a tutto l’indotto del mondo rurale (veterinari, mangimisti, produttori di cereali, ecc) di cui fanno parte una quarantina di caseifici artigianali e 500 allevatori di latte bovino che producono circa 650mila quintali di latte (che generano un indotto di circa 40milioni di euro) destinati per metà all’imbottigliamento e per l’altra metà alla trasformazione. “E’ bene sottolineare tuttavia che i primi a beneficiare della nuova norma saranno i consumatori che potranno così essere sicuri di mangiare formaggio veramente italiano. Per chi voglia poi mangiare abruzzese, la scelta che rimane sempre valida è quella di acquistare direttamente dalle aziende agricole, soprattutto in un momento come questo di grande sofferenza”.
 

 

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